Su Noema la recensione di “Arte e complessità”

Su Noema è stata pubblicata una bella recensione bilingue (in italiano e inglese) del libro Arte e complessità, a cura di Simonetta Simoni e Pier Luigi Capucci. La recensione, intitolata “Tra arte e complessità / Between Art and Complexity”, è di Giorgio Cipolletta.

Di seguito un estratto della recensione:

Il volume pubblicato da NoemaArte e complessità, a cura di Pier Luigi Capucci e Simonetta Simoni, raccoglie l’importante e stimolante contributo di numerosi studiosi all’interno del Festival della Complessità tenutosi a Bologna nel Luglio 2017. È stata sicuramente un’edizione particolare inserita all’interno di un contesto internazionale come l’evento art*science 2017/Leonardo 50 – Il Nuovo e la Storia, ideato dallo stesso direttore di Noema, Capucci. I tre giorni di eventi e conferenze a Bologna sono stati dedicati sia ai cinquant’anni del magazine Leonardo, pubblicato da MIT Press, sia alla relazione sempre più profonda tra arte, scienza e tecnologia. Da questo contesto nasce una tavola rotonda intorno alla complessità dell’arte trovando terreno fertile nella scienza in un connubio sempre più fecondo. Seguendo il pensiero di Edward Osborne Wilson, con il termine consilience il biologo statunitense ci invita ad una convergenza esplicativa, una unità della conoscenza che si contrappone alla divisione in materie di studio. In altre parole Wilson ci guida partendo da un fenomeno (problema) per poi “comprenderlo” (prendere insieme), capirne e governarne la complessità, unendo la conoscenza e non separandola.

Questo volume attraverso il pensiero di numerosi studiosi riesce a spalancare i confini del linguaggio dell’ipercomplessità. Ad aprire il testo è Valerio Eletti, presidente e fondatore del gruppo di ricerca Complexity Education Project dedicato allo studio e alla diffusione di metodi e conoscenze su reti e sistemi complessi. Si prosegue con Simonetta Simoni che analizza il potenziale euristico e formativo di arte e complessità, proponendo esempi di installazioni contemporanee come quelle dell’artista argentino Tomás Saraceno e dell’artista bulgaro naturalizzato americano Christo insieme a Jeanne-Claude Denat de Guillebon, rappresentanti della Land Art. Simonetta Simoni descrive queste installazioni fluttuanti come “dispositivi esperienziali”. Esempi sono: On Space Time Foam di Saraceno, e la recente installazione di Christo Floating Piers (2016) sul Lago d’Iseo, che innesca tra i partecipanti una autentica connessione e rete sociale.

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Attraverso le forme artistiche emergenti, come le bioarti e l’arte genetica, che espandono la Natura da dentro il suo stesso dominio, l’artista può creare un proprio gene come opera d’arte. Pier Luigi Capucci definisce questo “processo di relativizzazione” come la consapevolezza, storicamente costituitasi, della dimensione relativa dell’umano nel suo rapporto con il mondo, con il vivente e con l’universo.

Alla chiusura di questo volume si recupera con forza come un meccanismo di retroazione il significato di arte come complessità. Infatti se la complessità è molteplicità, relazione, feedback, il sapere complesso è dato da altrettante discipline ed esperienze/esperimenti che possiamo connettere, dando vita a nuove configurazioni e idee, intrecciando e superando gli specialismi.

Da queste pagine emerge la complessità dell’arte e allo stesso tempo è l’arte stessa a sciogliere la matassa della complessità in un processo ricorsivo, fondamentale e imprescindibile dove l’arte di-svela la filosofia della/sulla contemporaneità, gettando lo sguardo sul presente in direzione del futuro, già presente.

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