Su Noema la recensione del “Manifesto Emersivo. Nascita delle Arti Immersive”

È stata pubblicata su Noema una recensione molto puntuale, in italiano e inglese, del libro di Anaïs Bernard e Bernard Andrieu Manifesto Emersivo. Nascita delle Arti Immersive. La recensione, di Giorgio Cipolletta, si intitola “Cosa può un corpo? Un manifesto emersivo per un’emergenza corporea / What can a body do? Manifesto emersivo for a bodily emergency”

Di seguito un estratto della recensione:

Cosa può un corpo? Da Spinoza a Deleuze, da Merleau-Ponty a Jean-Luc Nancy tutti hanno indagato il corpo. Parlare del corpo e col corpo contemporaneo che si presenta come una pluralità di segni risulta oggi complesso e difficile. Le nuove pratiche estetiche che l’arte contemporanea ci propone, offrono un ricco panorama di stimoli, input e informazioni. Il corpo viene coinvolto in questo processo di trasformazione, sia interiormente che esteriormente. L’ibridazione sicuramente è uno dei temi centrali del contemporaneo, motore di discussione che si innerva sotto pelle e in qualche modo l’essere umano è disposto ad accettarne la sfida.

Il corpo viene indagato da un punto di vista antropologico, ma anche biologico e fenomenologico allo scopo di tracciarne la sua natura delicata e le relazioni di soggetto/oggetto, realtà/virtualità, fantasticheria/sogno. Il corpo ci appare come il punto di ancoraggio del nostro rapporto col mondo, con gli altri, con noi stessi, un nucleo di rappresentazioni.

A supporto di questa indagine ci viene incontro il Manifesto Emersivo. Nascita delle Arti Immersive della ricercatrice Anaïs Bernard e del filosofo francese Bernard Andrieu edito nel 2018 da Noema. L’edizione italiana è stata curata da Pier Luigi Capucci e Franco Torriani. Il Manifesto si presenta come una sorta di paesaggio “emergente” in cui il corpo stesso viene immerso. Proprio a partire dalla capacità profonda del corpo di immergersi, i due studiosi francesi creano un proprio neologismo im-serzione (im-sertion), composto dalle parole “immersione” e “inserzione”. L’uomo non sarebbe quello che è senza il corpo che gli consegna un volto e un’identità, poiché la nostra esistenza è corporea. Il nostro corpo ci appare inafferrabile, iscrivendosi nel suo divenire e l’arte lo trasforma in un terreno fertile di sperimentazioni e contaminazione.

Nel Manifesto di Bernard Andrieu e Anaïs Bernard si indaga il corpo-pittore che utilizza il proprio corpo emersivo come tela o come action painting al fine d’incarnare l’arte nel gesto stesso, come fa lo stesso Jackson Pollock attraverso l’azione del dripping. Il corpo si fa attivo immergendosi dentro ambienti differenti come eventi, performance, happening che utilizzano la situazione e il contesto per una libera espressione e trasgressione corporea interrogando lo spazio, il movimento e i limiti del corpo stesso. Si opera persino un cambiamento della propria identità di genere descritta come una tecnica d’immersione. Il corpo del soggetto al tempo stesso viene confrontato alla materialità dell’oggetto confondendo i suoi confini, i suoi limiti, i suoi margini come un soggetto ad un tempo mobile e motorio. Inoltre le estensioni non invasive immergono il corpo in una ibridazione che modifica lo schema corporeo, mentre i dispositivi virtuali d’immersione cercano di approfondire i meccanismi percettivi dell’utente per mezzo della sua partecipazione. Questa nuova condizione corporea inizia a svilupparsi a partire dagli anni Novanta.

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